Cosa possono i nostri corpi

Novembre 2021

 

Come posso auspicare un Temenos  e nello stesso tempo debordare?

Pietro il Rosso, la scimmia protagonista del Discorso all’Accademia di Kafka cerca una modalità per scampare alla gabbia e allo zoo secondo un destino scritto dai suoi cacciatori e la trova nell’imitare gli uomini. Temenos ( termine greco che utilizzo nell’accezione di recinto sacro) è il nome che diedi anni fa al mio gruppo di teatro per ribadire una necessità di distacco, protezione nei confronti di un mondo congelato sostanzialmente ostile a pratiche di ricerca aliene rispetto a certi stereotipi imposti dal mercato.

Pietro il Rosso ci riuscì ma nello stesso tempo confessò che quello che aveva trovato era una via di fuga non la libertà. Col mio teatro cerco di materializzare uno spazio che separa e unisce, un bordo che ponga in stato di barcollamento qualsiasi certezza, a bordo di una zattera sempre in procinto di affondare, uno spazio di profanazione. Uno spazio che si costituisce come margine dell’imprevisto e fucina per l’improvvisazione. Uno spazio dove i corpi sono variopinti, senza anagrafe, senza scuola ma desiderosi di scholé, debordanti di storie singolari che aggrovigliano in uno spazio/tempo gli spettatori. Uno spazio scivoloso per un tempo esatto. Bisogna saper finire al momento giusto se vuoi lasciare nella memoria di chi partecipa il ricordo di una sana quanto alla fine superflua recinzione e sentire la bellezza di aver vissuto e condiviso un medesimo bordo/ritmo, inutilmente e felicemente debordante. È questa la libertà?