Promemoria

Gennaio 2022

 

La basilica dei Frari è gloriosa per la sua capienza.

Ai lati i monumenti funebri a Tiziano e Canova, gli altari e le cappelle ai margini, il grande corpo del coro al centro e nel presbiterio, il capolavoro di Tiziano.

Ci si perde in un vuoto tra le grandi, enormi colonne e la tipica pavimentazione delle chiese veneziane, una scacchiera in continuo sgretolamento.

Allo spazio di quel vuoto vorrei sovrapporre, per mia indole all’osservazione, la visione e, più precisamente, il tempo della visione.

Chi prima di me analizzò le virtù dell’occhio, permise di rendere accessibili le sue potenzialità. L'osservazione, in termini di tempo, innesca il dibattito dentro il perimetro del campo visivo, mi riferisco ad uno spazio invisibile, infrasottile, nel quale la ripetizione dello sguardo diviene contemplazione.

In questa dilatazione la visione è azione e innesca una continua metamorfosi dei confini, una dimensione nella quale risiedono i significanti e l'intuizione individua e indica le direzioni che conducono alle forme.

Le riflessioni percorrono i bordi di questo tempo, delineando la comprensione e l'attesa di un divenire. Uno spazio nel quale la sperimentalità è pratica e la relazione tra i confini è condizione unica del possibile.

L’esplorazione ad occhi aperti conduce a nuove letture e a nuove espressioni,  premesse utili affinché si possa decodificare, infine, questo tempo “perduto”.