Giovani alleati

Ottobre 2021

 

Quale immagine diffondere, della propria esistenza nello spazio, in considerazione della

fluttuazione del punto di vista?

I giovani alleati possono ancora dedicare ineffabili sfumature di colore per descrivere l'incerto?

Inseguo l'orizzonte limpido, una forma di finito infinito che cambia la relazione col riflesso delle cose. É un cercare fra natura terrena e natura aerea, un qualcosa che si dispiega nel tempo di uno sguardo lungo e costante come una superficie tensile e aerea dove poter leggere il tutto.

Indovino piccoli buchi tondi come orbite e frammenti di lagune a contatto con  la mutevolezza delle nuvole, con il bagliore specchiante e atmosferico di una realtà non vista che riconosco come un'apparenza leggera che poi scivola via.

La visione ha un potere di sovversione delicato come un frammento smembrato da un luogo di riferimento che reinventa le potenzialità di uno spazio sottile rivolto all'interiorità.

La mia immagine non richiede sforzo, si fa spontaneamente, contiene una complessità secondaria che riguarda l'apparenza delle cose e lo stato dell'essere quasi come stare impreparati in ascolto, in cerca di un pensiero che modella e richiama lo sguardo a scendere in profondità.

E' un invito a pensare e a cercare oltre la realtà forzando il già noto. Ecco che l'esercizio del pensiero  diventa un fare dove la memoria personale si emancipa cercando una nuova dinamica del mondo.

" ... è bianco? giallo? grigio? madreperla? è cenere? è riflesso d'argento? è l'incarnato delle rose?Sono pietre o sono nuvole? Sono vere oppure sogno?"  

E' il bagliore del  verde?

Contatto  le impalpabili meteorologie dell'aria e delle nuvole: sono in viaggio o sono in fuga?

 "… risparmiate dalla pioggia più che di un colore preciso, si tratta di un essenza, forse di una materia evanescente che dall'alba al tramonto assume i più strani riflessi grigi, argentei, ... seppia, avorio, madreperla, bianche nuvole che passano lentamente vicino a pallidi giganti rocciosi in silenzio indifferenti per la siderale distanza dell'universo nei confronti delle cose umane.”  …."rocce brave, solide oneste" (Dino Buzzati, Le montagne di vetro,  1956)