Il cassetto è un deposito di idee, suggestioni, incontri, spigolature, trovate lungo il cammino, pertinenti e impertinenti, disposte alla rinfusa come in qualsiasi cassetto. Stanno in attesa a disposizione; per cosa e per quando non si sa.


“L’estetica senza etica è cosmetica”

 

Ulay, intervista con Dominic Johson, 2014, in: Chiara Mu, Paolo Martore (a cura di), Performance art, Castelvecchi, Roma, 2018


Mario Merz, Igloo con albero, 1969


Tiziano Scarpa, Domani, 16/02/2022


"Sólo sé que me fascina escribir sobre el misterio de que exista el misterio de la existencia del mundo, porque adoro la aventura que hay en todo texto que uno pone en marcha, porque adoro el abismo, el misterio mismo, y adoro, además, esa línea de sombra que, al cruzarla, va a parar al territorio de lo desconocido, un espacio en el que de pronto todo nos resulta muy extraño , sobre todo cuando vemos que, como si estuviéramos en el estadio infantil del lenguaje, nos toca volver a aprenderlo todo, aunque con la diferencia de que, de niños, todos nos parecía que podíamos estudiarlo y entenderlo, mientras que en la edad de la línea de la sombra vemos que el bosque de nuestras dudas no se aclarará nunca y que,además, lo que a partir de entonces vamos a encontrar sólo serán sombras y tiniebla y muchas preguntas"

 

Enrique Vila Matas, Doctor Pasavento, 2016


“Pittore pubblico non vuol dire pittore popolare. Per Duchamp l’arte è un segreto e deve essere condivisa e trasmessa come un messaggio tra cospiratori”

“Il suo atteggiamento ci insegna (di Duchamp n.d.r.) (…) che il fine dell’attività artistica non è l’opera ma la libertà. L’opera è una via e niente altro”

Gli artisti sono come i saggi “non hanno altra missione se non quella di farci ridere con i loro pensieri e farci pensare con i loro scherzi”

 

Octavio Paz, L’apparenza nuda, 1970


 “Il presupposto da cui muovo è il seguente: l’arte, in generale, è una faccenda che trascende necessariamente la volontà dell’artista. Laddove ciò non si verifichi, laddove cioè l’opera non trascenda le intenzioni dell’artista, essa si rivela un’illustrazione - più o meno bella, più o meno complessa, più o meno interessante - di alcune idee, ovvero - e qui si chiude il cerchio - essa non funziona in quanto arte”

 

Luca Bertolo, I baffi del bambino. Scritti sull'arte e sugli artisti, Macerata, Quodlibet, 2018 


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The society of the friends of the Virus.
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“Passando nuovamente sotto il ginkgo, dissi al signor Okeda che nella contemplazione della pioggia di foglie un fatto fondamentale non era tanto la percezione d’ognuna delle foglie quanto la distanza tra un foglia e l’altra, l’aria vuota che le separava”

 

Italo Calvino, Se una notte d’inverno un viaggiatore, Torino, Einaudi, 1979 



This essay has two aims. The first is to offer an explanation concerning the problem of form in Umberto Eco’s philosophical research, showing that he deals with it while admitting that form can be a temporary element connected to a system of relationships which may be subject to variability. Namely, his reflection is open to the issue of structure. The second aim is to identify some principles that, according to this theoretical approach, may be considered a basis for a positive philosophy of the arts whose adoption might also lead to the understanding of their most recent evolutions. Focusing above all on the work Eco carried out in the years preceding the elaboration of his semiotic theory, I will pursue the following two objectives. After introducing some aspects of Eco’s philosophical methodology, I will focus on the theme of form, considering it in meta-operative terms in light of Luigi Pareyson’s ‘theory of formativity’ and in relation to the issue of structure. In the final part of the essay, I will then show how this theoretical approach provides significant resources for a positive philosophy that can successfully address the evolution of the arts.

 

Davide Dal Sasso, On Form and Structure: Umberto Eco and the Basis for a Positive Philosophy of the Arts, Rivista di estetica, 76 | 2021, 180-204


“Ataman è un film-maker turco che, nella sua installazione fatta di decine di schermi televisivi, fa parlare gli abitanti di “un quartiere di Istanbul popolato da turchi e curdi, fondamentalisti religiosi, dissidenti politici ed altri emarginati uniti dal destino comune del loro status di isolamento e di esclusione”. Bene. Nel buio dell’Hangar è forse l’operazione che più si fa ricordare. E’ lecito chiedersi però, visto che non scatta niente dal punto di vista di ciò che continuiamo a chiamare estetico, se non è, l’installazione di Ataman, solo una maniera di fare giornalismo, politica, antropologia.”

 

Lea Vergine, La vita, forse l’arte, Milano, Archinto, 2014


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Dieter Lesage, A Portrait of the Artist as a Researcher
"You’re an artist and that means: you’re a dreamer, you’re a clown...."
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“Quando Cage insiste sopra il superamento di qualunque divisorio e distanza tra l’arte e la vita, non intende per nulla militare in favore di un’estetizzazione dell’esistenza, come accadrà non poche volte preso non pochi suoi ammiratori e seguaci, forse e soprattutto sul terreno musicale, e forse e soprattutto in Europa. Al contrario, il problema è quello dir riversare sopra il vissuto quotidiano, nell’azione sociale di ognuno, quanto l’arte addita in forma simbolica ma reale, fornendo modelli sperimentabili di nuove relazioni con gli uomini e con le cose. Non sarebbe né importante né appassionante sforzarsi di modificare l’arte, di innovare il linguaggio, se non ci fosse più che la speranza, la certezza che, modificando l’arte, si modifica la mente, e si può così avviare una vera e progressiva rivoluzione dei comportamenti sociali, onde pervenire a mutare il mondo, a cambiare la vita.”

 

Edoardo Sanguineti, "Praticare l’impossibile", introduzione a John Cage, Lettera a uno sconosciuto, Roma, 1996


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Cecilia Guida, Quando il fallimento non è un insuccesso, Alfabeta2, ottobre 2017
L'ultimo libro di Teresa Macrì, "Fallimento", è un ragionamento serio e chiaro attorno alle pratiche e ai dispositivi di questo concetto...
Quando il fallimento non è un insuccess
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“Con che stato d’animo il saggio si ritira alla vita contemplativa? Per sapere che anche allora farà qualcosa con cui gioverà ai posteri. Noi siamo certamente quelli che diciamo che Zenone e Crisippo hanno compiuto imprese più grandi che se avessero guidato degli eserciti, che se avessero ottenuto cariche, avessero proposto leggi: e ne hanno proposte non per un solo Stato, ma per tutto il genere umano”

 

Seneca, De Otio