Ottobre 2022
L’architettura della città è sempre in qualche modo l’architettura delle classi al potere e realizza determinati interessi[1].
Ideare una città intera o alcune sue parti significa comporre un organismo ordinato da aspetti formali e da impegno civile e la progettazione, nelle sue varie fasi, determina spazi e luoghi inevitabilmente “politici”. (…) Occuparsi della città, della polis, è sempre un atto politico che comporta delle decisioni derivate dall’idea di sviluppo e di benessere che l’architetto e il committente offrono alla società. (…) Pertanto l’autonomia lasciata alla discrezione dell’utente nella fruizione degli spazi urbani è illusoria. Il potere determina dove andare, dove attraversare liberamente o dove interdire l’accesso ad un luogo, l’osservare e l’essere osservati, il punto di vista del “vivere” la città.
Alla schiusa delle uova il pulcino del cuculo (bastard inside) sospinge gli altri pulcini oltre il bordo del nido, destinandoli a morte certa, accaparrandosi l’intero nutrimento che gli ignari genitori “adottivi” riescono a recuperare. E’ sorprendente come questo volatile riesca con una strategia economica semplice ed efficace a perpetuare la propria specie utilizzando le altrui energie per innumerevoli generazioni, senza che le vittime acquisiscano una capacità reattiva.
[1] Aldo Rossi, L’analisi urbana e la progettazione architettonica, CLUP, Milano, 1970