Hi, my name is Giulia, I’m an artist and I’m trying to stop

Febbraio 2023

 

Trasloco

s. m. [der. di traslocare] (pl. -chi).–L’azione del traslocare e del traslocarsi; è voce più com. nell’uso corrente di trasferimento, e indica soprattutto l’insieme di operazioni materiali con cui, nel cambiare abitazione o sede di attività, il trasferimento si compie: trasporto di mobili e oggetti d’uso da un luogo a un altro, sistemazione nei nuovi ambienti, ecc.: Il trasloco è un enorme giramento di testa: i rumori esterni occupano il silenzio incessantemente ecc.; viaggio, forma di agonia, trauma, scelta, stato pacifico, un oceano, un mare di ritrovamenti; una continuazione: menzogna è costante; include lascito e cura; esiste in perenne slancio: tendere verso; la propria vita può diventare quella di qualcun altro: ci si fa sputare in bocca, ci si fa possedere, ci si fa assorbire.–Il trasloco è un bordello; spazio intermedio, spazio inesistente; esiste perché esiste il movimento, è invasore, malsano e traditore.–Il traslòco: non media, esplode addosso.–E’ violenza, balsamo.–E’ K; non solo un semplice moto ordinato da un punto ad un altro; la smentita di ciò che si pensava fosse un semplice trasferimento di oggetti, appare come chiara dissociazione: di colpo, ignoti a noi stesse; ce la si può cavare, ma il modo più semplice per viverlo rimane sciogliere le catene di un risentimento, andarci addosso, venirci dentro, stringerlo, ascoltarlo, morsicarlo, goderne ed infine usarne l’essenza per vivere l’orgasmo di un’imprendibile entità.–Così: perdizione e potenza.–Il trasloco è un tempo più o meno stabilito: si può intravederne uno sviluppo, un inizio e una fine per chi è fortunato, una trasformazione, un cambiamento (trapianti di memorie e novità continuano a produrre inizi).–Rischio: oblio o resurrezione; alcuni tentano di rimanere in equilibrio, i coraggiosi rimangono in ascolto; tutto si conclude prima di iniziare e nello sviluppo ripetitivo di un flusso apparentemente saturo, ci si scopre portatori di avventure, tragedie, meschinità e gioie.–Proprio lì, in quel battito, in quel sudore di giornate passate ad inscatolare, ci si accorge della sua infinita azione fertile e benefica; può diventare drammaturgia, concerto, separazione, viaggio; non esclude niente: ricettacolo, rifugio, porto, ambiente malfamato, fortino, acerbo,  prudente, non sano, eccessivo, respingente, sobrio, assoluto nulla, solitario, sciatto, illusorio, censurato, forno di mostruosità o banali scommesse.–Entità devota allo sputo, a quello strato di polvere appiccicoso da lasciare, bagnare, pulire e asciugare (ad un assordante rumore, allo scotch marrone, a scatole, a furgoni, all’odore di benzina e pomodoro, alla carta consumata, alle cartoline già spedite, ai dettagli persi nelle tasche, al retro di un magazzino, buio, lucente, pieno di api, zanzare e piante selvagge, alle cinque di mattina, alla sveglia rotta, alle code in strada, alla sigaretta in macchina, al cambio delle ruote, la schiena frantumata, le unghie nere, le coperte, le cinghie, la salsa).–Biodiversità in perenne gestazione: accomodata tra divani, cargo o chiatte; non si arrende e continua a immaginare d’essere, se non nei magazzini abbandonati, dove i traghettatori ne curano quotidianamente il peso inquieto, lasciando al macero l’onere di dimenticare, a noi di smagliare e ricostruire.

 

Aria”, frammento da un libro a venire di Giulia Currà

 

Deposta, still da performance di Traslochi Emotivi, ph. Thomas Valerio/Memoria Video, Venice Luggage Deposit, 21.04.2021, Venezia