Piedistallo

gennaio 2024

 

Piedistallo, 1991, stampa digitale su carta cotone 40x60 cm + cornice

 


Sbordi e macchie marginali

Per una deriva centripeta

maggio 2021

 

A sollecitarmi nel raccontare questo gioco non è stato tanto il divertimento che ho provato nel giocarlo la prima volta e nemmeno le dinamiche che innesca tra i giocatori, ma la sua congenita ambiguità, tale da renderlo uno dei giochi più “alla deriva” di sempre. Ma deriva di cosa? Dove si spinge il suo margine, e tra cosa? Non è forse questo gioco una forzatura impressa a livello sociale per creare ed evidenziare delle differenze tra ciò che è e che deve restare al centro e ciò che invece deve restarne fuori? Sbordi e macchie marginali contribuisce sicuramente a questo confinamento forzato e a questa pretestuosa ambiguità, in cui restare ai margini significa essere in una posizione di limite, o di confine, certo a volte una condizione di merito, ma anche di demerito, ovvero un privilegio e insieme una via di fuga, che tuttavia esistono perché persistono e sono regolati da una anomalia. 

Il fenomeno fa molto pensare, perché è fondato su un giudizio già accreditato: lo stesso collante con cui un sistema autoreferenziale riesce a sopravvivere assicurandosi dei margini di profitto. Ma Sbordi e macchie marginali non è soltanto questo, e lo capirete giocando.

 

La premessa è propedeutica alla produzione di una scelta da parte del giocatore, che risulterà strategica nella successiva pratica di gioco. La determinazione di cosa è bordo è dunque la prima delle regole per poter definire la propria strategia nella sua singolarità, anomalia o alterità. A questo punto è tutto meno ambiguo e il giocatore, emarginato dallo stesso gioco, impedito di mettersi in gioco perché per definizione già parte di una matrice di opposti, può giocarsela in solitaria. Così facendo, forse, con questo adoperarsi nel conoscere il proprio bordo e nel dominare la propria deriva, avrà maggiori chance e per lui sarà più semplice riappropriarsi di un proprio spazio di manovra e di “libertà” nel creare nuovi bordi. 

 

Nella regolarità del proprio bordo – che lascia tutto fuori, perché esiste nella dualità non palesata non del dentro/fuori ma del fuori/fuori – lo scopo del gioco è allora questo. Appare sempre più chiaro che esso non è tanto per una strategia del movimento ma di movimento nel movimento: aleatorio, inedito e privo di sostegno, nel segno del sospetto, così da agevolare e spostare l'inquadratura scelta al punto tale da lasciare nella memoria il dubbio di averla macchiata o di non averla macchiata affatto.